raccolta di documenti storici
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ESTRATTO DELL' ALMANACCO DEGLI STATI ESTENSI - Don Guigli della Parrocchia di Boccassuolo era il vicario da Piandelagotti a Sassatelle
ESTRATTO DELL' ALMANACCO DEGLI STATI ESTENSI - CALVANI DOMENICO agente comunale sezione di Boccassuolo
quadro appeso in Sacrestia a Boccassuolo
Per contrastare l'invasione longobarda nella montagna Tosco-emiliana sorsero numerosi presidi bizantini. Questo territorio coincide parzialmente con il limite odierno della diocesi è delimitato da ostacoli fisici del territorio. Altro indizio storico e' il culto presente in queste popolazioni del vescovo ravennate Sant'Apollinare o S.Vitale in quanto situati in siti d'altura impervi e ben nascosti che mantennero nel tempo usi, costumi, vecchie tradizioni, ordinamento civile e lingua. Solo nel fondovalle giunsero ad insediarsi poi i longobardi convertitisi al culto del l'angelo guerriero S.Michele. Boccassuolo viene nominato prima dell'undicesimo secolo in un raro documento dell'archivio capitolare modenese legato alla Pieve di S.Giulia. Nei tempi passati era dipendente della Pieve di Rubbiano nella quale si trova un famoso fonte battesimale. L'antico paese viene citato nell'atto di donazione delle corti di Beatrice di Lorena madre della celebre contessa Matilde di Canossa in cui viene assegnato direttamente alla Badia benedettina di Frassinoro. Seguiranno le note vicende storiche narrate dallo studioso G.Bucciardi di terre in lotta contro il bellicoso comune cittadino che dopo l'effimero possesso dei Montecuccoli finirà nel longevo dominio dei signori di Ferrara, gli Estensi. Voce popolare, legata alla leggenda matildica delle cento chiese narra che la primitiva Chiesa parrocchiale sia stata costruita in pietra , a quell'epoca sottoposta alla potente Badia di Frassinoro ben oltre quei secoli dell'età feudale. L'opera di disboscamento per ricavarne terreno da coltivare si trova ancora indicato dal toponimo "Ronco". Sembra che l'abitato fosse situato a quota inferiore, spostato più a sud, a lato dell'altura rocciosa isolata su cui sorgeva la torre di vedetta del cosiddetto "castello", semplice fortificazione a recinto che dominando la vallata sorvegliava e segnalava a vista alla Rocca di Medola, posta ad impedire l'accesso verso il torrente Dragone. La Chiesa"vecchia" situata in un luogo denominato "de profundis" , non lontano dalla Villa, costruzione più piccola in pietre ben squadrate e di tipico stile romanico, duro' molti secoli vedendo avvicendarsi generazioni locali come ricorda Don Lorenzo Gigli da Brocco di Riolunato nel 1726. Grazie all'isolamento l'intera comunità scampo' alla peste manzoniana del 1630 che per voto fatto realizzo' in alto l'Oratorio di San Rocco ("qui nessuno mori' per il morbo che colpì duro nei vicini luoghi di Palagano, Toggiano, ...). Una lapide sull'edificio nell'attuale borgo ci ricorda il voto rinnovato a San Rocco durante l'epidemia ottocentesca di colera. Purtroppo nel XIX secolo una colossale frana cancello l'antico paese rovinando ogni cosa, era quel Bocaxolum indicato nell'affresco che si trova nella galleria delle carte geografiche a Città del Vaticano. Salvato il salvabile si trasferirono Chiesa, cimitero e case in luogo più stabile in alto, privilegiando l'angolo roccioso di sella tra lo scoglio che aveva retto alla scoscendimento già sede dell'oramai diroccato fortilizio medioevale. Le piccole case d'arenaria coperte a "piagne" risorsero indicate nella carta militare estense Carandini a colori e successive in bianco e nero (IGM). Finalmente superate le difficoltà e incertezze dei parrocchiani si scelse di riedificare il nuovo tempio(1857-63) nel punto più a monte del pendio. Determinante fu l'offerta generosa dell'ultimo sovrano austro-estense, il duca Francesco V, in esilio, che qui aveva fedeli sudditi, abili artigiani e manodopera attiva nelle opere ducali. Geniale per la scelta dell'insolito campanile sullo scoglio isolato a quota 1022 m sopra i pochi resti della scomparsa torre difensiva che diverrà il simbolo per tutti i boccasuolesi; elevato, sovrasta la vallata ed è noto per il suono melodioso delle sue campane che furono il vanto dei nostri campanari. Il parroco d'origine locale Don Antonio Guigli che si prodigò per la rinascita in quel tempo venne poi tumulato nella nuova Chiesa dai parrocchiani riconoscenti. Internamente ampio, l'edificio massiccio e' suddiviso da due file di tozze colonne, orientato liturgicamente come le prime chiese cristiane (infatti l'ingresso principale si apre rivolto a sera). Con le acquasantiere conserva due capitelli scolpiti, recuperati dalla scomparsa antica Badia frassino rese. Nel 1920 il terremoto della Garfagnana fece qualche danno, poca cosa in confronto alla catastrofica frana successiva del 1939, che sconvolse l'intero versante vallivo destro, rimasta nella memoria degli anziani e che risparmio' buona parte del paese ma che cancello' le ultime tracce dell'abitato originario. Tocco' quindi a don Sola di Castelvetro sostenere e incoraggiare gli abitanti a ricostruire la zona danneggiata, sorsero così le baracche per gli sfollati alle "Fagiole" nel ripiano settentrionale. Perse le tracce passate l'attuale Parrocchiale, nonostante le inevitabili modifiche e tinteggi, conserva l'iniziale struttura e affreschi realizzati negli anni venti del novecento. Nella volta sull'altare maggiore marmoreo si può osservare la Sacra Famiglia e nel bordo della cornice, ristretta di recente, una curiosità geologica singolare: comuni cristalli geometrici sono disseminati sulla roccia basica sferoidale. Muta testimone della fede di questa terra ha visto succedersi nel tempo storia e vita di chi qui o altrove mantiene il ricordo del suggestivo villaggio appenninico molto pittoresco e sede delle proprie origini.
DI ORI DANILO
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