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Ricordo di Padre Antonio.

 Questo sito lo vorremmo dedicare a Padre Antonio Capitanio, che per me e per tanti della nostra vallata, e non solo, è stato un educatore, un padre spirituale e un amico.

Nato il 24 ottobre del 1933 a Capriate S. Gervasio (BG), membro della comunità dei padri dehoniani, dopo essere passato dalla parrocchia di Castiglione dei Pepoli (Bo), giunse a Palagano e venne nominato parroco di Boccassuolo nel 1973 celebrando la sua prima messa il 2 novembre giorno dei morti.

La sua attività in parrocchia, oltre alla pastorale semplice e immediata, fu caratterizzata da una rivoluzione degli ambienti parrocchiali: restaurò la vecchia canonica, dove per anni erano vissuti i prelati, per ultimo Don Sola, facendola diventare una casa di accoglienza per gruppi tutt'ora attiva col nome di

“Betania”; un corridoio a fianco della chiesa venne ampliato e trasformato in teatrino/cinema/salone feste; la casetta, che una volta era il caseificio sociale e asilo, la sistemò come canonica, ufficio parrocchiale e ritrovo per i giovani con tanto di sala TV e sala giochi, creando di fatto l'oratorio.

Chi stava con lui non poteva altro che lavorare e nello stesso tempo imparare vari mestieri, infatti sapeva fare di tutto: elettricista, antennista, muratore, idraulico, saldatore, pittore, scultore, decoratore, musicista.... sapeva fare davvero di tutto.

Molte volte accadeva che il sacrestano Luciano suonasse la campanella di San Rocco per la messa prefestiva e, mentre i fedeli erano in attesa nell'oratorio, dovesse andare a cercare Padre Antonio che poteva essere o su un tetto a montare un'antenna o nella sua officina intento a saldare e aggiustare qualcosa.

Fu promotore e attuatore, assieme a numerosi parrocchiani, del restauro del Campanile di Boccassuolo con il rifacimento del tetto, l'elettrificazione delle campane, l'illuminazione e la sistemazione del sentiero.

Negli anni '80 propose a tutti i paesani di sistemare la chiesa parrocchiale e si partì coi lavori grazie sia alla sua solita intraprendenza (… quando ce n'è bisogno i soldi arrivano), sia alla sensibilità dei parrocchiani che, o con donazioni o con prestazioni di mano d'opera, materiali e attrezzature, permisero al decoratore bergamasco, suo cugino, Carlo Radaelli di sistemare tutta la chiesa.

Nei successivi anni Padre Antonio ridecorò personalmente l'Oratorio di San Rocco e l'Oratorio di Casa Guiglia e fece i bagni pubblici di fianco al parco giochi.

Il suo ricordo si lega strettamente anche all'Associazione Scilla: tutto ebbe inizio la sera del 24 dicembre 1981 nella sacrestia della chiesa di Boccassuolo. "Ho due mesi di ferie arretrate... vorrei fare qualcosa di utile... padre Antonio, non conosci qualche missionario che possa aver bisogno di un infermiere?". Quando Arturo fece questa domanda al proprio parroco certo non ne immaginò le conseguenze future. Padre Antonio contattò il Centro Missioni della diocesi di Modena e Arturo, poco tempo dopo, si trovò a fare l’infermiere a Klouekanmnè, in Benin (Africa centro-occidentale), presso la Missione della Congregazione delle Figlie del SS.mo Cuore di Gesù di Modena (suore "della Sacca'). Quando Arturo tornò, tutti erano curiosi di conoscere ciò che aveva visto e fatto. Nacque l’idea di continuare e l’inverno successivo un gruppo di montanari guidati da Arturo e da padre Antonio tornarono in Benin per costruire un piccolo ambulatorio a Sawamè per la cura delle persone affette da lebbra. Iniziò ad espandersi il contagio di quella malattia conosciuta come "Mal d’Africa". Si voleva continuare, le richieste non mancavano, i soldi, come sempre, sì. In particolare c’era la richiesta per la costruzione di una maternità nel villaggio di Adjhaonmè. Nonostante la generosità della gente non si riusciva a raccogliere la somma necessaria. Tutto cambiò in seguito ad un tragico avvenimento. In un incidente stradale morirono la moglie, Giacinta, e l’unica figlia, Scilla, di Luigi Capitanio, fratello di padre Antonio. Luigi, in accordo con i genitori di Giacinta, volle ricordare la moglie e la figlia finanziando il progetto della costruzione della maternità con il ricavato della vendita dell’esercizio commerciale della moglie. La maternità venne realizzata e porta il nome di Giacinta e Scilla. Era il 1984 e si capì che quel gruppo missionario parrocchiale doveva crescere e diventare un’associazione di volontariato con proprio statuto, gruppo dirigente e programmi. Il 25 gennaio 1985 venne fondata l’associazione denominata S.C.I.L.L.A. (Solidarietà Cristiana Internazionale Libero Lavoro Amico) in memoria della figlia di Luigi Capitanio. Nel 2003 l'associazione ha ottenuto il riconoscimento di Organizzazione non lucrativa e di utilità sociale (ONLUS). L'associazione SCILLA realizza tutt'ora interventi nei paesi in via di sviluppo con la costruzione e manutenzione di strutture socio-sanitarie (scuole, ambulatori, dispensari, maternità, acquedotti...), fornisce prestazioni sanitarie tramite invio di personale e con il finanziamento di specifici progetti.

Negli anni 90 Padre Antonio fu nominato procuratore generale delle missioni dehoniane a Milano, ma trovava sempre tempo per passare qualche periodo a Boccassuolo o in Madagascar dove, fra le altre cose, costruì ad Amphaimanga un campanile simile a quello di Boccassuolo.

A maggio 2015 Padre Antonio era presente all’Assemblea Generale ed ha potuto festeggiare con tutti i soci e sostenitori il trentennale di fondazione della S.C.I.L.L.A. All’assemblea erano presenti anche Suor Carmen Pini e Suor Teresa Fontana missionarie in Benin e in Madagascar negli anni in cui l’associazione ha iniziato ad operare.

Fu poi richiamato a Castiglione dei Pepoli (Bo) per servire le sue vecchie parrocchie fino al 7 di agosto 2015 quando, come scrissero i sui confratelli in un comunicato “...Il giorno 7 agosto 2015, in Bologna Italia, ha fatto ritorno alla casa del Padre il nostro caro confratello P. Antonio CAPITANIO ....”

In suo ricordo tanti avrebbero voluto fare qualcosa. In particolare Suor Teresa assieme a Suor Luisa (allora Madre Generale delle suore Francescane di Palagano) propose alla S.C.I.L.L.A. un progetto di ampliamento sia della cappella di Ambanidia (missione delle suore Francescane di Palagano in Madagascar) che dei due piani superiori (salone e camere) resosi necessario a causa dell’aumento del numero delle suore e delle ragazze. Siccome la cappella è il cuore di ogni comunità religiosa e la vetrata dell’abside era stata progettata e realizzata da padre Antonio ed è anche il luogo di passaggio obbligato delle suore, degli amici e dei volontari, la dedica a Padre Antonio di questo luogo a lui caro avrebbe permesso un ricordo sempre vivo e riconoscente.

La famiglia di padre Antonio e l'associazione S.C.I.L.L.A. hanno sostenuto le spese dell'ampliamento della cappella. E così il 29 di gennaio 2017 il nostro parroco Don Tomek ed una delegazione della S.C.I.L.L.A. (Davide, Giulio, Renzo, Daniele, Nico), hanno inaugurato in Madagascar l'ampliamento della cappella e la scultura dedicata alla memoria di Padre Antonio.

Questo basterebbe a onorare il ricordo di Padre Antonio, ma permettetemi di aggiungere qualche riga, perché sicuramente le sue opere materiali hanno un valore, ma ancor di più ne hanno gli insegnamenti che ha lasciato dentro di noi. Sono cose che si scoprono piano piano, col passere del tempo. Ogni tanto ci si rende conto che qualche “cerchio si chiude”:

  • si chiude il cerchio quando, ad esempio, nell'ambito della S.C.I.L.L.A arriva una richiesta di aiuto, per la costruzione di una scuola in Congo, con un preventivo di 35.000 euro e non li hai, ma decidi comunque di iniziare un percorso sperando nella provvidenza, come ci ha insegnato lui, e dopo una settimana un benefattore ti contatta e si rende disponibile a pagare tutte le spese di quel progetto;
  • si chiude il cerchio quando per anni nelle sue omelie ti ha raccontato dei gigli del campo, degli uccelli del cielo e di confidare nella provvidenza e arriva Don Tomek che ti fa conoscere per la prima volta il Cristo della Divina Misericordia e leggi là sotto la scritta “Gesù confido in Te”;
  • si chiude il cerchio quando ascolti la radio dove si parla di aborto ed eutanasia e ti ricordi di quella domenica del referendum sull'aborto nella quale Padre Antonio si mise a piangere sull'altare e non riuscì a finire l'omelia, forse perché l'omicidio è sempre omicidio;
  • si chiude il cerchio quando vedi come si disfano facilmente oggi le famiglie (come le chiamava lui “cellule della società”) o addirittura non se ne creano delle nuove e ti ricordi la sua catechesi e le sue omelie dei matrimoni che ti aiutavano a capire che “…molti sono i motivi per cui due persone possono decidere di continuare la loro vita insieme, nel matrimonio l'unione vera può fondarsi solo sull'amore fedele, solo così non saranno più due ma una carne sola, solo così quello che Dio ha congiunto non sarà mai separato, è un comando divino e nello stesso tempo un grande dono di Dio, non essere soli nella vita vale più che tanti tesori....”;
  • si chiude il cerchio quando Don Tomek ti invita a riprendere la lettura del Vangelo e tu vai a cercare in un cassetto la tua vecchia Bibbia che ti aveva regalato Padre Antonio, apri la copertina e leggi la sua dedica che non ti ricordavi più: “Quand'eri piccolo volevi prendere la luna, se vivrai gli insegnamenti di questo libro tutto il cielo sarà tuo”;
  • si chiude il cerchio quando in Madagascar Suor Teresa scopre una targa a lui dedicata dove ha scritto “LA SCILLA VIVE DI TE” e tu dopo quasi due anni riesci a piangere;
  • si chiude il cerchio quando ho dato questo articolo a mio figlio per darci una letta e lui conclude: “bello....in gamba sto prete!”.

Ciao padre Antonio e grazie di tutto quello che hai fatto e che ci hai insegnato. Dopo una vita che hai dedicato instancabilmente e completamente al lavoro e ad aiutare gli altri, ci piace pensare che ora puoi un po’ riposare e custodirci da lassù, in attesa di chiudere tanti altri cerchi quaggiù.